Presentata alla Radio Vaticana la 45^ Settimana Sociale dei cattolici italiani
Quale contributo i cattolici italiani possono ancora dare alla vita sociale e politica
del Paese? Su questo tema si concentreranno gli incontri della 45.ma Settimana Sociale
che si aprirà giovedì a Pistoia per proseguire fino a domenica a Pisa. Quest’anno
ricorrono i 100 anni sociali e c’è attesa per quanto emergerà dai dibattiti. Alessandro
Guarasci.
Cento
anni fa Giuseppe Toniolo diede il via alla prima Settimana Sociale. Durante questo
periodo l’Italia ha visto stravolgimenti sociali e politici, ma i cattolici hanno
sempre avuto un ruolo centrale. Il tema del bene comune è ritornato più volte in questi
cento anni ed è stato riproposto per la Settimana 2007, come spiega mons.
Arrigo Miglio, vescovo di Ivrea e presidente del Comitato Scientifico e
Organizzatore:
R. – Il tema è stato scelto tenendo
conto della situazione del Paese e anche tenendo conto della maturazione del dibattito
che è avvenuto nella Chiesa italiana, in modo particolare nel convegno di Verona dell’anno
scorso, sia degli inviti del Santo Padre Benedetto XVI per l’impegno dei laici cattolici,
sia della relazione conclusiva del cardinale Ruini ed anche dei problemi attuali.
Nel documento preparatorio vengono chiamati con nome e cognome alcuni problemi attuali
del Paese. Tra l’altro, il discorso del welfare è cronaca di questi giorni, ad esempio.
Nei quattro giorni di incontri interverranno 32
relatori. Ad ascoltarli 1000 delegati, tra cui 65 vescovi, in rappresentanza di 160
diocesi. I cattolici devono e ancora possono infondere la società italiana dei valori
dei quali si fanno portatori. Cesare Mirabelli, presidente emerito
della Corte Costituzionale:
R. – Con due linee:
quella della riflessione e dell’elaborazione culturale e quella dell’azione, che sia
coerente con l’elaborazione culturale. Un impegno, quindi, a pensare e a fare.
D.
– Non c’è rischio che i cattolici si sentano subalterni ad una cultura laicista, che,
purtroppo, sembra crescere?
R. – Non credo. I cattolici
hanno dato un contributo decisivo al nostro Stato, storicamente ed anche nell’epoca
presente. Credo che questo contributo continuerà ad essere dato, quali che siano le
diverse condizioni nelle quali si opera.
Un discorso
questo che vale non solo in politica, ma anche in economia, dove i cattolici devono
puntare sempre più al bene comune, anche a scapito del profitto individuale, per cercare
anche di intervenire sulle nuove povertà. Stefano Zamagni, economista
dell’università di Bologna:
R. – Aver perso di vista
la prospettiva del bene comune oggi è il più grave impedimento al progresso. E’ inutile
dire “c’è il progresso, bisogna liberalizzare”. Se coloro che temono di perdere si
coalizzano, usando lo strumento democratico, bloccano, come appunto vediamo nel nostro
Paese.
Tra gli appuntamenti di rilievo, la giornata
di apertura, nella cattedrale di Pistoia, che vedrà intervenire tra gli altri, il
presidente della Conferenza Episcopale Italiana, mons. Angelo Bagnasco.